ATTENTO, SPARANO!

19 settembre

 

Dopo il palo delle emozioni, altri pali e finalmente una pista, poi ghiaia, poi un cancello di un ranch. Lo salto e sono sulla statale 30.
attenti sparano 7
Procedo e dopo poco arrivo all’incrocio con la 42. Sono proprio tornato alla civiltà. Ho fatto 126 chilometri.
Ormai è tardissimo, cerco una piazzola lungo la strada e appoggio la tenda, non riesco a piantare i picchetti sui sassi, stendo tutto il guardaroba sotto il materassino e mi infilo velocemente anch’io. Si è alzato un vento fortissimo, e nuvoloni neri minacciano pioggia nascondendo il cielo stellato.
Al buio, bevo la poca acqua che mi era rimasta, chiudo gli occhi, ringrazio Dio di essere arrivato a sera anche quel giorno e mi do del mona tre volte per tre, per non aver dato retta a Darrell da Willard (Ut) il tizio delle noci pesche.

Qualche giorno dopo, ho attraversato ormai tutto l’Idaho, stando attento a evitare le strade non segnate bene. Scollino, accompagnato dal sole finalmente, verso ovest, in mezzo ad una campagna in gran parte incolta. Macchine non ce ne sono, case nemmeno, qualche fattoria molto isolata sullo sfondo, ma non sembra proprio una zona deserta.
Prendo una deviazione proposta dal mio Google maps, la strada è asfaltata e vado avanti una decina di chilometri nel silenzio più totale finchè ad un certo punto sbuca dal nulla un macchinone guidato da un donnone che si ferma, e con il suo vocione mi chiede dove sto andando.
Penso ad uno dei tanti incontri di persone cortesi e curiose, invece questa proprio mi sta dicendo che non devo proseguire, che la strada indicata non c’è. Faccio per mostrarle sul telefono ma non c’è campo, allora mi intima di stare fermo li, 5 minuti che lei va a casa a prendere la sua mappa della zona. Non ho idea di dove sia casa sua che io case non ne avevo viste, ma posso tranquillamente aspettare.
attenti sparano 3 Tina
Mi sbuccio un’arancia mentre finalmente il telefono trova campo e controllo la strada; quando torna il donnone con il macchinone le mostro tutto contento la strada, e lei scostandomi il braccio, dice che i GPS sbagliano spesso. Apre la cartina, scala uno a mille, ma non capisco la preoccupazione perché la strada è segnata. Glielo faccio notare, allora mi carica quasi a forza in macchina, lasciando la bici incustodita in parte alla strada.
Cinque o sei chilometri di terrore, guida come una matta, la strada è diventata subito sterrata in mezzo ad un boschetto dove non si capisce più la direzione, fino ad un enorme cancello oltre cui la strada continua. Le spiego che ho già attraversato delle proprietà private, che in bici si può fare, non diamo fastidio a nessuno. Lei candidamente mi dice: non provarci, qui sparano!
Mi ha convinto!
attenti sparano

Torniamo alla bici, mentre mi spiega che ci sono oltre 200 miglia di deserto a sud della statale 20, di non abbandonarla mai per nessun motivo. Mi dà una bottiglietta d’acqua fresca e sparisce improvvisamente come era arrivata. Si chiama Tina.

Torno indietro, riprendo dalla deviazione di prima, verso Nord e dopo una trentina di chilometri sono a Vale (Oregon), uno dei punti di passaggio dell’Oregon Trail, che mi guarderò bene dall’abbandonare.

 oregon trail

Basta, ormai vi sarete stufati di leggermi, mi rifarò vivo quando arrivo ad Eureka. Vi riporto un articolo di Enzo Bianchi, il priore della Comunità di Bose, apparso sul Corriere della Sera il 18 marzo 2012 che avevo ritagliato e ho trovato in mezzo al quaderno che uso per gli appunti.
Io ho trovato tante risposte alle domande sul viaggio e sul pellegrinaggio che alcuni mi hanno fatto.

Good luck, be safe!