Incontri

1 settembre 2016

  • Mount Gilead, Ohio
    Jessica

Incontri - Jessica

Jessica, una trentina d’anni, robusta ma gradevole, mi ferma alzandomi timidamente la mano davanti alla bici mentre ripartivo dopo una breve sosta e una foto al memoriale ai caduti delle troppe guerre di questo strano paese. Avevo dormito in campeggio, che non è una grande idea se pioviggina quando pianti la tenda e quando la chiudi, ma non c’era altro nel raggio di 30 km. E ieri sera ero cotto.
Non so se mi stesse osservando da tanto, ma sembrava che mi conoscesse, quasi; mi ha chiesto come per una sua conferma, da dove vengo e dove vado: senza aggiungere molto altro mi infila 20 dollari in mano chiedendomi di essere in questo modo parte del mio viaggio. Le ho chiesto un selfie che abbiamo fatto subito, il tempo di mettere il casco e i guanti ed era già sparita.

20 dollari! Ne avevo appena pagati 21 per il campeggio, 25 è il prezzo di una cena sontuosa in un ristorante messicano, 20 è la spesa degli alimenti di due giorni al supermercato: perché mi ha dato 20 dollari?
Non era un ringraziamento per il patriottismo che avevo dimostrato con la sosta al memoriale, non era neppure il compenso per una storia che non ho raccontato, ne’ per il tempo che non le ho dedicato.
Non possono che essere una offerta votiva allo Spirito che muove le persone e le fa incontrare, al Dio che suscita i sogni e lascia che affollino le nostre notti. Jessica mi ha fatto sentire il vaso delle offerte per il grande Dio della strada che è la vita di tutti noi, tutti i giorni. Grazie Jessica, pedalo anche per te.

  • Rochester, Indiana
    Mia zia

Incontri - mia zia

Sono quasi le due, ho già fatto 60 km. e la pausa pranzo, leggero stavolta perché la cena invece non lo era stata. Il cielo si è oscurato velocemente e il verde della campagna intorno ha cambiato intensità. Il vento sempre più forte annuncia una tempesta. Da dietro arriva una big car che strombazza il clacson infastidendo il ciclista che non può buttarsi ancora più in là per non andare in fosso; la signora, poteva essere mia zia, abbassa il finestrino, e sbracciandosi e urlando mi obbliga a seguirla dentro uno dei suoi garage li a fianco per mettermi al riparo. Mi obbliga a scendere dalla bici, tira fuori prima una sedia da campeggio, poi quando ha visto che mi sono arreso e che decido di restare a leggere il mio libro, mi cambia la sedia con uno sdraio più comodo. Mi mostra sullo smartphone weather channel che predice per un paio d’ore tempesta, mi racconta delle tre figlie che abitano vicino, mi saltella intorno come un bambino a Natale sotto l’albero, mi parla della campagna e di tante cose che non capisco. Dopo un po’, finalmente mi lascia solo, mentre scende il diluvio. Io mi godo la prima acqua che vedo scendere senza prenderla, leggo, comodamente sdraiato qualche pagina, forse mi appisolo anche, finchè arriva un’altra big car, da cui scende di corsa una sosia più giovane di mia zia, mi da un sacchetto con un hamburger caldo appena fatto a casa sua ovviamente, mi saluta e scappa via.
Io mangio.

Torna mia zia, orgogliosa del successo del suo giro di telefonate, mi dà ancora da bere, aprendo a caso uno dei 4 frigoriferi che ha in quel garage, prendo solo acqua, e allora si mangia lei il suo gelato preferito che è quello all’ananas. Parliamo ancora del tempo, delle figlie tanto brave, non capisco se ci sono uomini, ma il disordine del garage lo lascerebbe supporre.
Sparisce di nuovo.

Smette di piovere, mi mancano ancora tanti km., suono il campanello di casa, faccio il giro intorno e non la trovo, allora giro la bici verso ovest e riparto, ma dagli abissi della memoria mi esce questo grazie alla zia “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario. Nella sua dimora mi offre riparo”

 

  • Delmont, pennsylvania.
    E si fece buio in tutta la terra
    (Senza foto per carità!)

Era quasi tutta in salita, ho fatto 104 km e secondo i miei appunti è venerdi sera: non c’è molta scelta, mi infilo in un pizza hut, una catena di aspiranti pizzerie, in realtà uno dei tanti marchi che propongono il fast food. Dentro è deserto, ma non deve spaventare come succederebbe se entrassimo in un locale italiano, bisogna vedere quante macchine girano intorno. Ho già detto, mi pare, che qui è tutto pensato in funzione delle auto, allora anche se il locale può essere deserto, magari lavora un sacco perché serve da sportelli ad altezza di finestrino opportunamente piazzati lungo i lati dell’edificio.
Mi siedo ad un tavolo, unto e appiccicaticcio come neanche le tovaglie plastificate delle anguriare di una volta e subito arriva una cameriera con il menu.
Si era alzata da un tavolo d’angolo in penombra dove stava chiacchierando con una collega, aveva un volto sorridente e l’acconciatura cotonata anni 50, forse lei ne aveva 30.

Io seduto e lei in piedi davanti a me, e si fece buio in tutta la terra! Ora che mi era vicina, e le pupille si erano adattate alla luce del locale potevo vederla bene: era enorme! Mio nonno avrebbe detto no bea ma tanta, oppure in un caso clamoroso come questo, te fe pì presto saltarla che giraghe intorno, ma io sono rimasto un po’ interdetto.

Ho ordinato una pizza al bacon, un insalata e una birra. Could i see your id card? Cioè scusa, ho la barba bianca, i capelli brizzolati, sono stufo e ho fame e tu vuoi vedere se ho più di 21 anni per servirmi una birra? Solo che gliel’ho detto in italiano ed evidentemente non ha capito per cui ha insistito, ed io allora, forbito stavolta “are you joking?” e lei, seria e compunta “it’s the law”.
Mi è venuto da ridere, ho tirato fuori la mia carta d’identità elettronica nuova nuova, che ha studiato con cura, e si vedeva mentre faceva i conti con le dita per capire quanti anni ho e decidere alla fine di dire “abbiamo solo bud light in bottiglia, va bene?”
“It’s the law” ho risposto, e pensavo che per legge, l’ufficiale di stato civile che dovesse pronunciare davanti a lei la frase “vi dichiaro marito e moglie”, dovrebbe subito chiamare lo sceriffo per fare arrestare il malcapitato per bigamia.

Povera cicciona, costretta ad applicare una legge senza capire perché e a chi, quando potrai scegliere tu la strada da percorrere?

 

  • Rensselaer, Indiana
    I want you!

I want you

E’ uno dei pochi motel dove nel prezzo è compresa la prima colazione. Niente di che alle 8 il latte per i corn flakes è già finito, la frutta è la terza scelta delle mele stark dell’anno scorso e poco altro.
Ma si sa, qui tutto si misura in dollari: più spendi, più hai e più vali e viceversa. Per loro è inconcepibile che uno possa voler spendere poco per dormire se può permettersi di più. Così se ti capitano asciugamani sporchi, lenzuola con le pulci, ragnatele, non ti puoi neanche lamentare, sei un poveraccio, cosa vuoi!
Per fortuna a me non interessa, una spruzzata di autan prima di infilarmi sotto le coperte in ogni caso ho imparato a darla non solo in campeggio!
Ma torniamo alla colazione. Da solo al mio tavolino sono contento di vedere che fuori c’è il sole, penso alla cartina stradale, e noto appena la coppia attempata che tranquilla fa colazione vicino a me.

Dopo poco lei si alza e se ne va. Anche lui si alza, si mette altri corn flakes nella tazza, le due gocce di latte rimaste, e si siede al mio tavolo. Mi chiede da dove vengo, dove vado, cosa faccio in Italia, e mi racconta del suo viaggio in moto dalla California al South Carolina, che non è come il mio naturalmente, ma per farmi capire che io e lui abbiamo qualcosa in comune. Mi parla di quando era un militare, delle basi americane in Italia, a Napoli ed Aviano, racconta di quando lavorava come manager di un gruppo alberghiero e di quanta gente lui ha diretto.
“Why did you come to America to make this trip?”
“Because i needed that my thoughts and my eyes for some time had no borders or roofs, to train them to look beyond or deeply”
“i want you in my staff, now!”

Poi ha cominciato a dire troppe cose, troppo in fretta, perché io potessi capire. Così l’ho fermato, ci siamo fatti un selfie e sono scappato via.

E’ bello essere scelti!

7 Comments
  1. Maurizio ho riso tanto dei tuoi incontri e ti ho immaginato ad ascoltare e cercare di interagire, sebbene ostacolato dalla lingua! Che bello leggerti!

    • arianna, forse è bene che io faccia così fatica a capire e farmi capire. sono obbligato ad ascoltare con molta più dedizione e concentrami sull’essenziale dello scambio.
      grazie di seguirmi con tanto affetto

  2. Da un paio di settimane non ricevevo gli avvisi del tuo blog. Continuavi a venirmi in testa ed ero curiosa.
    Questa mattina mi sono collegata e… sorpresa! Mi attendevano, non letti, tre tuoi post.
    Rido, poi occhio lucido, poi rido ancora.
    Ma che bel viaggio mi stai facendo fare, sulle strade e nel cuore.
    Grazie

  3. Ciao Maurizio, ogni giorno guardo se ci sono nuove nel tuo blog ….. mi piace leggere questi tuoi racconti e devo dire che la frase qui sotto mi ha colpita profondamente. Grazie !!!!

    “Because i needed that my thoughts and my eyes for some time had no borders or roofs, to train them to look beyond or deeply”

    • magari potevo dirlo meglio, ma come avrai capito, in inglese sono semianalfabeta.
      comunque si, è in buona sostanza la sintesi del perchè mi sono messo in viaggio
      ciao lorella

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