Gli Americani

dimensioni americane

22 Agosto 2016

Gli americani tagliano l’erba.

Ho attraversato il Massachussets, Rhode Island, Connecticut, New York, New Jersey, Pennsylvania, West Virginia, Ohio, Indiana e adesso sono in Illinois, (più nomi che chilometri, sono appena ad un terzo del viaggio) e ciò che ho visto fare, sempre, con ogni tempo, e dappertutto è tagliare l’erba. E’ un lavoro prevalentemente maschile, ma ci sono anche tante donne che si cimentano, e non è raro vedere ragazzi.

Hanno tutte le attrezzature più moderne del caso e c’è anche una forte presenza di imprese dedicate al taglio dell’erba e manutenzione giardini. Il risultato è questo enorme prato sempre curato e in ordine. Il ciglio della strada e del marciapiede sempre a posto. Magari la casa è diroccata, in disordine, macchine vecchie e attrezzature in disuso, ma l’erba è tagliata e il prato ben curato.

La stessa cura nei campi. Non c’è un campo incolto: mais soprattutto e soia. Se il Dio che parlò ad Abramo fosse stato americano, non gli avrebbe promesso una discendenza misurabile sui granelli di sabbia, ma avrebbe sicuramente parlato di pannocchie. Come conseguenza ci sono certe confezioni di pop corn nei supermercati grandi come bambini di prima elementare!

Gli americani guidano.

E’ proprio vero, sono una civiltà fondata sull’automobile. Non c’è nulla che non sia pensato a misura di automobilista. Le case, le strade, i negozi, le chiese, le banche, i ristoranti, le cassette della posta… Pensate a qualcosa e troverete che qui è pensato in funzione dell’accessibilità automobilistica. I ciclisti sono pensati in funzione dell’automobile. Gli autobus che in alcune tratte hanno sul davanti un portabici non sono un omaggio alla multimodalità ma un invito al ciclista a non disturbare attraversando la città in bici. I bellissimi e numerosi percorsi naturalistici in bicicletta (bike trail), prevalentemente ricavati sul sedime delle ferrovie abbandonate o lungo i canali artificiali con cui hanno favorito le comunicazioni fra le diverse aree di questo immenso paese, sono ancora un omaggio alle macchine. Li usano infatti di domenica. Arrivano con i loro enormi pick up, parcheggiano in questi vastissimi e numerosi parcheggi scambiatori lungo il percorso, scaricano le bici e si fanno il giretto (massimo 15, 20 miglia / 30, 40 km) e poi tornano alla cara macchina che ha mostrato la sua ineluttabile necessità nelle due o tre ore in cui è rimasta ferma. Macchina pulita poi: credo che lavare la macchina sia la seconda occupazione dopo il taglio dell’erba! Un ciclista come me, che viene guardato come un alieno quando si presenta in un motel e non ha la targa del veicolo da scrivere, dimostra che il mondo può essere cambiato: basta scendere dall’auto e usare una bici. E non serve fare chissà quanta strada, basta solo pensare a come sarebbe il mondo con più bici e meno auto. Per chi vuole approfondire rimando a Ivan Illich, “Elogio della bicicletta”; non mi ricordo l’editore, ma costa 9 euro si legge in due ore e si capisce.

Gli americani bevono.

Bevono di tutto ma soprattutto tanto. Non c’è persona che non abbia un bicchierone enorme in mano: di plastica, di polistirolo, di cartone, bianco o colorato, con il tappo o senza, a piedi (ma tanto non ci vanno) o in macchina, loro hannno un bicchiere in mano. Fino a mezzogiorno diciamo che vanno di caffè. In tutti i posti c’è un dispenser di caffè e relative guarniture, milk, half & half (che vuol dire scremato), vanilla, chocolate, moka… Paghi alla cassa secondo la dimensione del bicchiere. Da mezzogiorno in poi vanno di soft drink, che sarebbero le bevande dolci gasate che dicono fare malissimo ma che sono tanto buone, soprattutto fresche quando hai caldo. La nostra lattina da 33 cc, qui si trova solo in certi vecchi distributori automatici, dimenticati dai grossisti. La misura minima sono i 66 cc. Costano meno dell’acqua e si trovano ovunque. Le corsie dei supermercati delle bevande sono qualcosa di impressionante per dimensione e varietà e consumo. La corsia della frutta e verdura sta alle bevande come 1 a 10. Non aggiungo altro. E le comprano, riempiono i carrelli con cui poi riempiono i pick up, e tutto si armonizza. E se fa caldo comprano anche un paio di sacchi di ghiaccio, anche questo in vendita ovunque, con cui riempiono questi frigoriferi portatili, modello baule della nonna in plastica infrangibile e via di bevande fresche. Verso sera si passa agli alcolici. Birra soprattutto, ma nei bar e nei saloon anche il resto. Vino poco, poveri loro.

Mi fermo qui con le mie parziali e personali osservazioni.

Ieri attraversando il confine tra Indiana e Illinois, ho fatto la stessa distanza della Francigena da Canterbury a Roma, 1920 km: solo che 4 anni fa ero arrivato, stavolta sono quasi ad un terzo del viaggio.

Il viaggio continua, la meta è lontana, lo spirito si sta affinando al tempo che passa e alla strada che corre.

Bon courage, dico a tutti coloro, che come me, sono in cammino.

gli americani e i prati - 2

bike trial

gli americani e le bevande

6 Comments
  1. Grande Maurizio, stai facendo qualcosa di grande e di infinitamente bello…provo una certa invidia…
    Vai avanti, continua così che poi queste esperienze non si dimenticano più…
    A presto, ciao…

  2. Caro Maurizio, stai rendendo grande onore alla bicicletta. Che meravigliosa invenzione: le moderne tecnologie di comunicazione avvicinano le distanze, ma solo virtualmente. la bici ci riesce concretamente, senza gli altissimi costi, di ogni tipo, ai quali ci costringono gli altri mezzi.

    • beh, anche la bici ha i suoi limiti come leggerai presto! ma certamente è il mezzo che più di tutti gli altri ci permette di trovare e mantenere l’equilibrio fra noi e il mondo che abbiamo intorno
      ciao marco

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