Tremila (prima puntata)

5 Settembre 2016

Ecco, ho contato l’altra sera, erano 3025 km.
Più o meno è come se avessi fatto Padova Trapani (Sicilia, mare mediterraneo), andata e ritorno.
Oppure Padova Danzica (Polonia, mare del nord), andata e ritorno.
Oppure, Padova Aleppo (Siria, guerra e dolore), solo andata.

Ho pedalato per 30 giorni sempre verso ovest. Per 29 giorni sono andato avanti, avvicinandomi cioè a Eureka in California, che è dove voglio arrivare. Il 30 giorno invece ho fatto una gita di un giorno lungo il Cow boy trail vicino a Norfolk, Nebraska, dove sono attualmente albergato in attesa di un pezzo di ricambio per la bici che sto aspettando dall’Olanda e che dovrebbe arrivare martedi prossimo.

Dopo 20 giorni di bici, attraversando il confine tra Indiana e Illinois, ero molto contento perché in quel momento eguagliavo la distanza (1920km) che avevo percorso quando ho fatto la Francigena da Canterbury a Roma, nel 2012.
Tremila

La settimana scorsa poi ero addirittura euforico quando, il giorno dopo la benedizione di Montezuma, avevo eguagliato la distanza (2520 km) percorsa andando a Santiago de Compostela nel 2010.
Sono distanze che avevano dato la dimensione dei miei limiti, nello spazio, nel tempo, nelle relazioni, nei pensieri, nei progetti, negli incontri, negli imprevisti; mi avevano permesso, insomma, di conoscermi “su strada”.
In quelle due occasioni, il traguardo era noto, e in parte anche il percorso; mi lasciava perciò, quella strada, la curiosità di sapere se il metodo appreso del giorno per giorno, sempre avanti, secondo le mie capacità, nel rispetto delle mie caratteristiche, fosse universalmente valido in ogni condizione.
Per questo mi sono buttato a fare questo coast to coast che ha in se l’assenza di cornici: per testare il metodo della strada in condizioni quasi sperimentali. Vengo infatti da un periodo dove sono stato messo alla prova in maniera forte, e avevo bisogno di verificare la taratura degli strumenti di lettura e decodifica degli accadimenti esistenziali.
Potete immaginare quindi la felicità di vedere che i precedenti limiti venivano superati.

Ma non sarebbe vera strada, se non arrivassero all’improvviso gli imprevisti.
Scendevo felice in una stradina sterrata, quando sento un rumore di ferraglia e la ruota posteriore che si blocca. Fino a quel momento neanche una foratura! Ho gonfiato le gomme due volte, registrato qualche bullone allentato, il cambio una volta e niente più.
Tremila
Ma poi in un momento solo il disastro. Si è spezzato in due il braccetto di supporto del deragliatore posteriore, la catena è saltata dentro la ruota posteriore e mi sono impiantato li.
Tremila
Guardo il cielo, che giustamente se ne sta nascosto dietro un bel po’ di nuvole per la vergogna di dover affrontare il mio sguardo arrabbiato, poi guardo la campagna intorno, ma non vedo niente chiuso come sono fra due muraglioni infiniti di mais. Guardo indietro. No, indietro ho già visto.
Guardo avanti, incamminandomi pian piano accompagnando la mia bici ferita e umiliata nella sua inutilità.
Arrivo a fondovalle, e sento il rumore di una macchina provenire da dietro. Mi fermo, mi giro e vedo un vecchio pick up verde che scende lentamente, alzo le braccia, si ferma e capisce che sono in una situazione difficile. E’ un signore anziano, che sta portando del ferro vecchio da qualche parte, mi lascia caricare la bici dietro che assicura lui con due corde elastiche e mi fa salire. Non è molto interessato a quello che ho da dire, e io anche capisco poco del suo parlare, ma alla fine ci accordiamo che mi lascia al primo motel che troviamo sulla sua strada, perché lui meccanici di biciclette non ne conosce. Così, dopo una buona mezzora arrivo alla periferia di Grinell, mi fa scendere al Best Western e mi saluta senza calore, avrà avuto i problemi suoi, io posso solo ringraziarlo.
Entro, spiego il problema alla reception e con cortesia molto professionale mi scrivono su un biglietto l’indirizzo del negozio di bici che c’è in centro.

Dopo 5 km di passeggiata con bici, che mi hanno aiutato a stemperare la rabbia, arrivo al Bike to you, un bel negozio di biciclette, accessori e officina. Il ragazzo di bottega mi fa entrare e chiama subito il capo. Mettono la bici sul treppiede, e dopo una attenta analisi con consultazioni del web, e misurazioni varie arriva con la diagnosi: “Non abbiamo in America questo pezzo. Non posso farci niente!”
Sul perché non abbia preso una bici americana per venire in America, resterà uno dei misteri che non potrò chiarire neanche se facessi il giro del mondo in ottomila giorni, ma restando alla realtà, provo a spiegargli la mia situazione e da dove vengo e dove voglio andare, ecc. ecc.
Allora mi prende, mi fa salire in macchina con lui, una specie di astronave bianca, graaaandeeee, e andiamo in zona artigianale da un suo amico, che esaminati i pezzi rotti, dice che una saldatura non reggerebbe e che fare un pezzo nuovo a controllo numerico sarebbe l’unica soluzione seria, ma ci vorrebbero due tre giorni di lavoro degli ingegneri che sono in ferie e costerebbe migliaia di dollari.
Torniamo allora in negozio, e Craig, così si chiama, sta zitto ma si vede il cervello in funzione.
Quando arriviamo, si mette a rimestare nel ferro vecchio dietro la bottega, tira fuori un vecchio telaio, taglia un pezzo e comincia a lavorarci.
Tremila
Ma gli mancano delle punte da trapano e delle filettatrici e va in agitazione. Nel mentre sta rovesciando un cassetto, arriva un rappresentante di utensili da officina, e Craig tutto felice si fa dare subito le punte che gli mancano. Mentre lavora io sto in disparte e Craig racconta al rappresentante, Jim Jenkins, la mia storia.
Tremila

[…] a domani con la puntata due!

3 Comments
  1. Proprio questa mattina avevo controllato e non trovando tuoi aggiornamenti ero rimasta un po’ male… come un po’ “orfana”. Vabbè, mi son detta, arriveranno. Ed eccoti !…..non proprio grandi notizie ma e’ sempre bello leggerti.
    Aspetto la prossima puntata… grazie ciao Cristiana

  2. Accidenti! Però nell’equilibrio delle cose, questa sosta capita perché lì forse c’è qualcosa che dovevi vedere!
    Un bacione Maurizio.

  3. Quanta ammirazione per l’enorme fatica ( tutti quei km! Non sono mica uno scherzo … Bisogna pedalare !) e quanta sana invidia per la splendida esperienza di vita: vedere, conoscere, dialogare, osservare … Buon proseguimento!

Comments are closed.