Una giornata particolare

Montezuma 3

25 agosto 2016

Sono le 22.30, (le 5,30 in Italia) a Montezuma, Iowa. Ho preso una sedia di plastica dal cortile e ora sono seduto davanti al letto in una camera del Cozy Court Inn, un motel dove sicuramente hanno ambientato qualche film horror.
Pensavo che fosse una giornata tranquilla. Dopo i 140 km di unedi e i 110 di ieri, avevo programmato una ottantina di km. Per arrivare presto e riposare.
Ma la strada, è sempre lei a decidere, si è rivelata infida, con i suoi saliscendi e lo sterrato. Fino alle 3 del pomeriggio c’era anche un bel sole caldo ad accompagnarmi: di spalle al mattino, di fronte al pomeriggio, westbound, direzione giusta!
Ma le gambe non girano, faccio proprio fatica, e la cartina rivela 20 km in più di quelli attesi.
Non ci sono paesi lungo la strada, soia a destra e mais a sinistra, o viceversa, inframezzati da qualche allevamento di future, tenere, succulente bistecche. Farmers invisibili e auto poche.
A mezzogiorno mi fermo sotto un albero per il mio pasto da ciclopellegrino, pane e marmellata e frutta, quella rimasta da ieri, che oggi negozi non si sono visti.
Mi gira intorno un po’, e poi viene ad attaccare bottone, un geometra che sta facendo delle misurazioni per una nuova lottizzazione: a un’ora di macchina da Iowa City, in mezzo al nulla ?? Uno scambio di battute veloci, non capisco quasi nulla. Ma il suo cappello, i suoi stivali, il pick up meno pulito che abbia visto, lo fanno tanto sembrare il geometra cowboy, un fenotipo umano che non avevo ancora considerato!
Riparto, le gambe ancora non girano bene. Vado piano, intanto rannuvola, lenta la strada sale e scende. Dopo un paio d’ore mi fermo ancora e mi stendo all’ombra una mezz’ora.
Riparto, il tempo volge proprio al brutto, mancano ancora 25 miglia (40 km) a montezuma. Il deserto verde continua a perdita d’occhio, le nuvole basse e le gambe girano piano.

Arrivo a Deep River, 3 case, il memorial ai caduti, una Community Hall, e un vecchio distributore di bevande acceso e funzionante: sono fortunato ho i 7 quarti di dollaro che servono per una bottiglia di Pepsi. Mi saluta una bambina di sei/sette anni che scappa via subito. Mentre finisco la mia merenda arriva la mamma della bambina con una specie di golf kart carico di bambini che ha portato a vedere uno strange man with a big bycicle. Si accontenta di sapere che sono straniero e vengo da lontano, forse sta ancora contando da quanti giorni sono partito o si starà chiedendo dov’è l’Italia.
Sono ripartito intanto, oppresso dalle nuvole sempre più basse e dalle gambe che sembrano ingrippate. Il cuore si aggrappa rabbioso alle ultime preghiere del giorno che condivido con i terremotati, loro si incasinati davvero.
Scruto ogni macchina che mi viene incontro per vedere se è bagnata dalla pioggia. In fondo ad una lunga salita si vede una luce, il contachilometri ne segna 95, spingo ancora, debole ma deciso, vedo le prime case, mi alzo sui pedali, vedo la main street, vedo un saloon, un distributore di benzina, sembra un vero paese, mentre il vento spazza la strada, non c’è anima viva in giro, ho superato i 97 km, le nuvole sono così basse e nere che il mio fanalino illumina la strada. Sono le 18,30 e sulla destra appare l’insegna del Cozy Court Inn di Montezuma. Prego che ci sia una camera, un no vacancy adesso, mi farebbe male.

Entro, quella che sembra la sorella di Maga Magoo, sorridendo con i soli due denti rimasti mi dice “I do”. In quel momento il diluvio si abbatte di nuovo sull’Iowa centrale, e mi esce dalla poca voce rimasta GOD BLESSED ME.

E’ vero.
Il sollievo di un tetto, in quel momento è stata una benedizione.
Ho rivisto il mio sogno: una casa per tutti.
E, sorridendo, sotto la pioggia, ho attraversato il cortile per andare in camera.

Montezuma 2

Montezuma, Iowa

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