prima di Santiago – L’irresistibile impulso

Dovrei raccontare la mia storia di figlio di un artigiano delle biciclette, a mia volta con un passato da gite in bicicletta, manutentore di biciclette nei vari conventi dove sono stato, venditore di biciclette “fuori campo iva” a scuola, in caserma, nelle compagnie di amici. Ricordo anche di aver consegnato una city bike bianco perla a casa di una bionda da paura: lei adesso mi racconta che le sembravo il principe azzurro che accompagna per le redini il cavallo bianco, io ricordo solo un imbarazzo da rosso antico sul viso.

Ma non divaghiamo.

Insomma mi trovavo in macchina tornando verso casa nella primavera del 2005, forse avevo voglia di fumare per scacciare qualche cattivo pensiero, e mi ero messo a far di conto di quanti soldi avevo risparmiato da quando avevo smesso di fumare e di sicuro pensavo agli oltre 10 kg che avevo messo su in tre mesi, arrivando a oscillare sul quintale, vetta mai raggiunta prima neanche nei peggiori periodi di ingrasso e inazione. Mi sono lasciato vincere dall’impulso, ho fermato la macchina in un negozio di biciclette mai visto prima e sono entrato affascinato dai modelli e dallo splendore degli accessori tutti in ordine, dal profumo di gomma dei copertoni, la lucentezza dei cerchioni in acciaio, le striature del sole che attraversando le finestre nel tardo pomeriggio, passavano senza sfiorarli attraverso i raggi delle biciclette per adagiarsi dolcemente a terra come raggi di luce: un momento di estasi voluttuosa, e la compro. Una normalissima city bike bianca, con forcella anteriore ammortizzata, sella ammortizzata, portapacchi posteriore attrezzato di borse da viaggio, cambio interno al mozzo posteriore e dinamo in quello anteriore, telaio in alluminio, pesantissima, ma dotata di una sua eleganza pur assomigliandomi nella rotondità delle forme e nell’assenza di slancio del profilo.

La porto a casa, venendo accettata come nuovo accessorio domestico solo in virtù della sua caratteristica di premialità per il non smoking day a year long. Avevamo tutti una vecchia bici a casa, e qualche anno l’avevamo portata anche in ferie a Caorle per andare a  passeggio con la bambina sul seggiolino. Ma niente di particolare, la bici come oggetto, senza intenzioni.

Così ho cominciato a riprendere confidenza con il mezzo che tanto ha segnato la mia vita.

Qualche domenica pomeriggio dopo essere finalmente riuscito a liberarmi del vincolo domenicale del pranzo dalla suocera, un paio d’ore a zonzo per le strade intorno a casa; qualche volta mi sono spinto anche più in là, attraverso la campagna, sugli argini, fino a sentire l’odore salmastro della laguna di chioggia.

Una volta o due credo di essere andato anche in ufficio con la bici nuova.

Ma mi restava sempre una parte non utilizzata che mi scavava un piccolo tarlo di improduttività nella mia piccola mente deformata dalla stagione dei bilanci: quando avrei recuperato il valore delle borse da viaggio se non le usavo mai? L’ammortamento per km diventava eccessivo se non avessi sfruttato appieno tutte le potenzialità. E poi dovevo anche vedere cosa restava del mio vecchio spirito vagabondo, adattabile a tutte le situazioni, senza programmi, senza prenotazioni? Ero ancora capace di uscire dalla mia comfort zone?

La tentazione era troppo impellente e il grande ostacolo alla fine è stato affrontato:

«Cara, ho deciso che quando torniamo dalle ferie vado a fare un giro in bici, starò via qualche giorno, non ho una meta precisa, ma porto via il telefono così ci possiamo sentire sempre. Giovanni ha due anni, Anna ne ha quasi 9, siamo in agosto, non ci sono impegni e obblighi, ti prego non dirmi di no».

«Non capisco da dove ti venga questa voglia, non capisco come tu possa essere così irresponsabile da lasciare a casa una moglie e due figli piccoli da soli, non capisco cosa ti stia succedendo».

«Ho bisogno di stare da solo, ho bisogno di respirare un po’, ho bisogno di vedere altri panorami»

E così lunedì 15 agosto 2005, dopo le noiosissime ferie al Cavallino, ho caricato le borse con i miei stracci essenziali e sono partito in direzione sud.