prima di Santiago – Direzione sud: 1° giorno

Il sud, la strada che da Piove va verso Cavarzere, Adria, i lidi ferraresi, era l’ultima strada che avevo fatto tanti anni prima tornando dalla Corsica. In qualche modo la bici mi ha portato a ripercorrere la strada di allora, non credo per quel banale istinto giovanilistico di rifare le cose di quando eri giovane, ma proprio perché era in corso la ricucitura di una trama interrotta.

Una ricucitura difficile quasi vent’anni dopo.

Allora eravamo partiti io e il mio amico Diego, con due normalissime bici sportive, un bagaglio leggerissimo, pochissimi soldi in tasca. Non ricordo neppure dove abbiamo dormito. Ricordo però che ci eravamo fermati per la pausa pranzo in qualche parco pubblico a Ferrara e restammo incuriositi da due signorine, che facevano le assistenti ad un gruppo di disabili in gita. Restai affascinato da Vitalba, una tarantina bellissima, mora, un paio di  occhi scuri che parlavano anche stando zitti, una armonia di forme che sotto i leggeri abiti estivi lasciava immaginare tanta dolcezza. Loro venivano da Roma, soggiornavano a Cervia in una colonia e Vitalba era l’ombra di un ragazzone autistico grande e grosso il doppio di lei.

Con il cuore riluttante ripresi a pedalare dietro a Diego verso Livorno.

Al ritorno, però mi impuntai, e obbligai Diego a seguirmi fino a Cervia, immaginavo infatti che non sarebbe stato difficile trovare un gruppo di disabili a passeggio sul lungomare.  Fu più difficile di quello che immaginavo, ma alla fine la ritrovai. I due giorni di spiaggia più belli che avessi mai fatto. Andai poi a Roma a trovarla, ma forse perché c’ero andato in treno, o forse per le scarpe nuove con cui mi presentai, la magia era svanita. In qualche parte del magazzino neuronale mi deve essere rimasto un warning: no bike, no magic.

Ma stavolta ero in bici, e pedalavo leggero verso sud; mi ricordo che attraversai due volte il maestoso ponte sul Po ad Occhiobello, perché quasi non credevo fosse più possibile essere così distante da casa, così libero.

Allontanarsi infatti con le proprie gambe a piedi o in bici, senza motori, di macchine o di treni, di aerei o di navi, da una sensazione di levità spirituale che solo più avanti avrei cominciato a capire, ma che  attraversando la seconda volta il ponte sul Po stavo sentendo nel cuore.

Poi il tempo volse al brutto e un improvviso temporale di agosto cominciò a battere la piana ferrarese obbligandomi a mettere alla prova subito il mio equipaggiamento anfibio che sperimentavo per la prima volta, subito al primo giorno. Una pena; continuai per una decina di chilometri ed alla fine mi arresi e mi presentai tutto gocciolante alla locanda dell’angelo verde.

Il sorriso con cui la vecchia locandiera mi accolse mi fece pensare proprio al mio angelo custode.

1° giorno – Piove di sacco (pd) Migliaro (fe) km 98,7