prima di Santiago – Direzione sud: 3° giorno

Il terzo giorno, un mercoledì, mi alzai presto con quella leggera agitazione che mi prende di fronte alle grandi scalate. Avevo in programma la Futa e il Raticosa, che per i ciclisti veri sono considerati piccoli passi. Ma io non ero un ciclista vero: io ero un uomo di mezza età in gita con la sua bicicletta e avevo diritto ad un po’ di apprensione prima della giornata dei gran premi della montagna, anche perché, la sera prima avevo comunque dovuto appoggiare il piede per terra e subire l’onta di doverla spingere, la mia bici.

Avevo già fatto quei passi quando studiavo teologia

Picnic toscano

Picnic toscano

nello studentato dei dehoniani a Bologna. Li avevo fatti in andata e ritorno nello stesso giorno. Eravamo tre o quattro in bici e l’appuntamento con il resto del gruppo motorizzato ce l’eravamo dati al santuario del monte senario, che è la casa natale dei servi di Maria. Non sapevo ancora quanto sarebbero stati importanti nella mia vita i servi di Maria, ma arrivare ai piedi della scalinata in sella alla bici, ricordo che me li fece amare molto, e scolpire nella memoria insieme al generoso picnic con lo sciapo pane toscano  che ci siamo meritati.

La prima salita è il Raticosa, e uscendo da Loiano la strada comincia subito a salire, inesorabilmente. Ma ero carico e con calma arrivai su per lanciarmi giù, subito dopo la foto di rito

lungo i tornanti della discesa. Ecco, il vento in faccia quando vai veloce in discesa, mentre il respiro è ancora affannato per la fatica della salita, è qualcosa che ti fa sentire potente. Non so nulla di biochimica, di endorfine, di ossigenazione o di altre cose sportive e scientifiche, ma la sensazione di potenza che assapori in quel momento è inebriante!

Ma è breve la discesa, mentre la salita viene subito di nuovo a reclamare il dovuto rispetto, e se come feci quel giorno le porti rispetto, con il passo regolare, la giusta cadenza e la pazienza, arrivi al passo.

Ricordo che mi accomodai ad un tavolino all’esterno e mangiai un mega panino con

Passo della Raticosa

Passo della Raticosa

una birra, mentre asciugavo la maglietta gocciolante del sudore della salita, e come sempre gustai il panorama, osservai ogni singolo motociclista, lessi un pezzo del libro che mi accompagnava in quel viaggio, e guardai la cartina.

Guardare la cartina per il viandante e il pellegrino è uno strumento di

meditazione: nel silenzio del cuore guardi la strada fatta, la ripercorri con le sue curve, le sue asperità, i suoi panorami e guardi avanti immaginando come potrà essere quella che devi ancora percorrere, e soprattutto chiedendoti quale strada devi scegliere fra le infinite possibilità che la cartina offre. Mentre la guardavo quel giorno, con le briciole del panino che sembravano città nuove sulla mappa, decisi allora finalmente la meta di quel viaggio: il mugello. Non è un paese, è una zona, un’area geografica appena fuori da Firenze con cui non avevo mai avuto nulla a che fare.

Anzi per la verità, tanti anni prima, quando insegnavo religione alla scuola media di Anguillara Veneta, mi ero appassionato a don Milani a partire dalla sua lettera ad una professoressa, e il 26 giugno che è l’anniversario della morte, decisi di partire presto da casa e andai a Barbiana. Mi ritrovai senza saperlo nel bel mezzo di una rivisitazione insieme con tanta gente che non conoscevo e c’era uno dei suoi allievi che guidava il gruppo, che poi fece una certa carriera politica e che mi dette quel giorno l’impressione di un uomo che racconta del papà appena scomparso. Ma non sapevo che Barbiana era nel Mugello, o meglio quel giorno, guardando la cartina 1:200.000 che avevo non vidi Barbiana e non feci il collegamento con Don Milani, ma mi si accese una lampadina con il nome Nicola.

Scesi velocemente a valle dopo la pennichella e lo chiamai. “Pronto, ciao, sono Maurizio Trabuio, di Padova, ti ricordi di me? Si, bene, sono contento, senti siccome sono di passaggio qua nel mugello e mi ricordo che tu eri di qui, non è che mi ospiteresti per sta

Passo della Futa

Passo della Futa

sera?” “ah, si, beh, ecco, volentieri, ma mi spiace tanto, in questo momento ti rispondo dalla Spagna dove sono in ferie, io vivo a Firenze, al mugello ci vado ogni tanto dove ho una casetta con l’orto.” “Pazienza Nicola, grazie lo stesso, scusa se ti ho disturbato, è che sono arrivato qui all’improvviso, senza saperlo e non sapendo dove fermarmi per la notte mi eri venuto in mente tu. Vado a cercare qualcosa, grazie, alla prossima” “ ma no, aspetta, ho un’idea, lasciami telefonare al mio vicino, se lui è a casa, ti do le indicazioni per andare da lui a farti dare le chiavi e così puoi usare la mia casa”.

E così dopo tre minuti mi richiama, mi da le indicazioni e mi augura buon viaggio.

Io riprendo la mia bici e seguendo le indicazioni vado a cercare la casa di Nicola e del suo vicino. In un borghetto appena fuori da Vicchio nel Mugello, non distante, ma posto alla fine di una strada ripida e assolata che mi diede il colpo di grazia dopo i passi del mattino e la birra del pranzo.

Ma ci arrivai passando in parte alla stazione di monta di rupe canina

E così prendendo possesso di una casa sconosciuta di una persona quasi sconosciuta che si era fidata di me, arrivai alla fine del

3° giorno – Loiano (Bo) – Rupecanina di Vicchio nel mugello (Fi) km. 68,6.